Psicologia del Vintage: perché amiamo la moda del passato
Tra le più affascinanti sfizioserie lessicali con le
quali tantissime studiose di moda, appassionate di stili e tendenze, fashion
bloggers, influencers e modaiole incallite appagano il proprio appetito di
sciccheria ed unicità, un posto d’onore (e si tratterebbe, probabilmente, di
una poltroncina dal design optical a tinte vivaci degli anni ’60) spetta senza
alcun dubbio all'immancabile vintage.
Il termine “vintage”, oggi avidamente divorato dalla retorica di ogni esperto
di moda, design grafico, arredamento e varie prezioserie, deriva la propria
etimologia dal lessico antico francese, trasformando la vendenge (vendemmia) del vino d’annata in una denominazione
specifica, dalle regole precise e dal gusto ricercato, nell'ambito del fashion.
Un capo d’abbigliamento o un accessorio di moda, infatti, può rientrare nello
scintillante ed esclusivo mondo del vintage autentico se è stato fabbricato a
partire dagli anni '20 (prima dei quali si collocherebbe tra i veri e propri
pezzi di antiquariato) e da più di 20 anni (25 per gli esperti inglesi),
vantando una buona manifattura, una discreta qualità del materiale ed un
dignitoso stato di conservazione.
Passione Vintage: non per tutte le età...
Un tempo avrei visto in qualunque abito vintage un
trascurabile capo démodé preso in prestito per errore dal guardaroba di mia
madre o mia nonna e per il quale sarei stata inevitabilmente tormentata e
derisa dalle compagne di scuola più alla moda. Come tutte le adolescenti in
piena fase di costruzione e di scoperta di sé, anche io (futura fanatica del
vintage più estroso e ricercato) mi sentivo agguerrita nella mia missione esistenziale
allo scopo di uniformarmi alle mode più attuali di quel decennio, fiutando con
tenacia le tendenze apparentemente più cool ed innovative nelle quali
identificarmi per riuscire a rispecchiare la mia immagine, esteriore ed
interiore, in quella dei miei coetanei e dei miei giovanissimi idoli del mondo
dello spettacolo. Con il passare degli anni ed il superamento di quella
spietata palestra di competizione estetica in cui, talvolta, la scuola riesce a
trasformarsi, iniziai senza accorgermene a rimpiazzare i logori jeans dalla
vita bassissima, le t-shirt corte dei primi 2000, i brillantini tra i capelli e
gli abitini dai colori fluo con un piccolo capsule wardrobe personale dai capi
ed accessori di nicchia che, per alcune caratteristiche speciali, attiravano la
mia attenzione, mi facevano sentire unica e contribuivano a creare e vestire
(metaforicamente e letteralmente!) una mia nuova personalità più matura ed
evoluta, dedicandomi all'insolito piacere della scoperta del valore, storico ed
affettivo, del guardaroba delle mie antenate. Diventando adulta, mi resi conto
in modo sempre più consapevole che donare nuova vita ad un vecchio abito di mia
nonna, indossandolo in modo nuovo, con qualche piccola modifica personale qua e
là ed affiancandolo ad accessori moderni, mi dava una soddisfazione maggiore
rispetto all'acquisto di un semplice capo alla moda prêt-à-porter di produzione in serie.
Le origini del Vintage: nuove generazioni e voglia di libertà
Rispetto al contesto temporale della mia adolescenza,
la nascita del fenomeno vintage nella moda si collocava in un momento storico relativamente recente. I primi
sprazzi di un ritorno al glorioso passato di una moda anti-industrializzazione,
più autentica, creativa, originale, unica e persino artigianale, erano già
evidenti nel primo e nel secondo dopoguerra, tra gli anni ’20 e gli anni ’50,
da parte di una popolazione giovanissima ed irriverente che iniziava a guardare
con sospetto e sdegno alle generazioni precedenti, colpevoli di aver contribuito
alla nascita di una società capitalistica, conformista, consumista,
eccessivamente industrializzata e, soprattutto, devastata dai pesanti conflitti
mondiali. Dalla diffusione negli anni ’40 del movimento hipster, portatore di
una impellente necessità di far riemergere i valori di individualità e libertà
sociale e culturale, alla nascita della vivace cultura hippie nei ’60-’70, il
passo fu inesorabilmente breve. L’abbigliamento dei figli dei fiori, dalle
linee, i tessuti ed i colori che strizzavano un occhio alle tendenze e culture
“alternative”, povere ed orientaleggianti di un passato idealizzato, si
contrapponeva nostalgicamente all'oppressiva e schiacciante moda borghese,
trascinandosi fino agli anni ’80 e ’90 e mantenendo intatto quel bisogno di
riscoperta del passato e di una piena e ribelle libertà individuale.
Anche la moda
vintage, però, presenta le sue evoluzioni nel tempo, ed oggi il suo valore
sembra essere cambiato, arricchito da nuovi bisogni, nuove tendenze
comunicative ed, in particolare, una nuova domanda commerciale: chi sono i
nuovi fruitori della moda vintage, e perché la amano tanto? Come potrebbe
essere definita la nuova Psicologia della Moda Vintage e qual è il suo
significato nella più profonda ed intima emotività di chi sceglie di indossare
e venerare un capo d’epoca (autentico o semplicemente dal gusto retró)?
Psicologia della Moda Vintage: ecco una
breve analisi del rinnovato amore delle nuove generazioni verso il fashion
d’epoca e le sue riedizioni moderne in chiave retró, attraverso gli occhi di
una psicologa appassionata di moda, stile, tendenze e preziosità
vintage.
Il brivido della caccia: le emozioni del “vintage scouting”
Il brivido della caccia: le emozioni del “vintage scouting”
Avete presente quel brivido elettrizzante
lungo la schiena che accompagna le più voraci sessioni di shopping nel periodo
dei saldi? Immaginate l’eccitamento della scoperta di un capo all'ultimo grido
dal prezzo stracciato ed unitela all'emozione legata alla ricerca di qualcosa
di unico, raro e dal prezioso valore storico, oltre che estetico, come una
borsetta degli anni ’40, un paio di occhiali da sole firmati degli anni ’60, un
gioiello antico dimenticato sul banco di un variopinto mercatino dell’usato in
centro. La caccia e lo stato psicologico di esaltazione che accompagna la
ricerca di un abito o di un oggetto vintage è senza dubbio il primo elemento
che rende il Vintage un vero e proprio culto, un giro sulle inebrianti montagne
russe dell’eccitazione, praticamente la forma che, in qualche modo, riesce a
superare la sostanza e ci spinge ad amare il brivido dello shopping tra
antiquariato, modernariato e démodé chic.
Il fascino di una storia da scoprire (e tramandare)
Il fascino di una storia da scoprire (e tramandare)
Un semplice capo d’abbigliamento di
produzione industriale, pur se perfettamente in linea con la moda del momento
ed i nostri gusti personali in fatto di vestiario ed eleganza, è pur sempre un
oggetto privo di una storia personale, appena uscito da un’anonima fabbrica per
atterrare nel nostro guardaroba, così come in quello di migliaia di altre donne.
Diversa è, invece, la vicenda di un abito o un accessorio vintage che, fino ad
alcuni anni prima, potrebbe essere stato il protagonista o lo spettatore
silenzioso di una storia speciale, avendo accompagnato le avventure personali,
gli amori e gli outfit di una donna che forse oggi non c’è più: una parte di
lei e di questo oscuro ed affascinante passato, tutto da inventare, immaginare
o scoprire, potrà rivivere attraverso il nostro presente. Partecipare ad una
piccola resurrezione modaiola rende lo shopping vintage un’occasione peculiare
per esplorare le vite di altri e sognare ad occhi aperti, forse proiettando su queste fantasticherie romanzate anche alcune parti inesplorate della nostra personalità, dei nostri sogni, delle nostre ambizioni e dei nostri ideali.
L’unicità: nessuno indosserà il mio stesso vestito
L’unicità: nessuno indosserà il mio stesso vestito
L’imbarazzo di ritrovarsi ad una festa o
una riunione di lavoro assieme ad un’amica o collega che indossa un abito, una
blusa o una borsa identica alla nostra rappresenta l’eventuale prezzo da pagare
per il nostro facile e quotidiano accesso alla moda low cost delle grandi
catene. Ogni donna sa bene quanto sia elevata la probabilità che un’altra
invitata ad una cerimonia si presenti con un vestito uguale al suo, acquistato
in uno dei soliti negozi in centro città. L’amore per il vintage, al contrario,
sembra appagare in modo impeccabile il desiderio di unicità: non solo il nostro
accessorio vintage si rivelerà inevitabilmente unico, raro e prezioso, ma ci
farà sentire come parte di una tacita élite, inimitabili e speciali, dallo
stile non replicabile e, di conseguenza, dalla personalità spiccata e
sfaccettata. Una borsa vintage, in questo caso, non è più solo una semplice
borsa d’epoca ma un simbolo, un totem metaforico che, nella nostra psiche, si
erige ad icona di esclusività e singolarità, talvolta (in caso di collezionismo
ossessivo di tutto ciò che è unico, insolito ed irreperibile) per nascondere
una personalità insicura dall'autostima fragile, afflitta da dolorosi e
profondi sentimenti di inadeguatezza, ancora legata ai meccanismi
adolescenziali di identificazione, conformismo (ed anti-conformismo ad ogni
costo) necessari a stabilire una relazione di parità con l’altro ed, allo
stesso tempo, ad imporre la propria sofferta individualità.
Una crisi di identità: aggrapparsi ad un solido passato
Un'ulteriore motivazione interiore, sorprendentemente forte e granitica, alla base di un grande amore per la moda vintage potrebbe poi manifestarsi in occasione di un'intensa crisi da fronteggiare: che si tratti di una crisi personale, a causa della quale la propria identità vacilla pericolosamente alla ricerca di nuove forme, oppure sociale, politica, culturale e generazionale, sembra che aggrapparsi ad una forte passione per tutto ciò che appartiene al passato, collezionando oggetti ed abiti di periodi storici ormai superati, rappresenti lo sforzo inconsapevole di mantenere un solido contatto con un tempo perduto dall'apparente aura di stabilità, sicurezza e fiduciosa resilienza. Affrontare il presente mascherandosi con un'armatura sicura, come un vecchio abito vintage, potrebbe simboleggiare il tentativo di portare con sé qualcosa di certo, di già sperimentato, di indiscutibilmente valido, con cui proteggersi dall'incertezza del proprio tempo o della propria personalità ancora in evoluzione.
Un tempo
era tutto più bello: l’idealizzazione (e la mancata elaborazione) del passato
Una relazione instabile e sofferente con
il proprio presente, dunque, assieme all'incapacità di lasciare andare il passato,
accettando le perdite ed i cambiamenti della propria vita, può essere in effetti il più potente (ed inconscio) elemento motivazionale alla base di un intenso amore per la
moda vintage. Tutti noi, almeno una volta, avremo sentito le nostre madri e nonne esclamare che "un tempo era tutto più bello, ai miei tempi gli abiti erano di qualità, duravano per tutta una vita"...! Probabilmente è vero che un tempo la manifattura della moda era
più accurata, precisa, attenta alla fattura degli abiti, alla buona qualità e
resistenza dei tessuti nel tempo. Eppure vi sono casi in cui trasformare la vitale curiosità verso
gli orpelli del passato in una tendenza maniacale a collezionare esclusivamente
capi ed accessori vintage per contrastare l’evoluzione della moda e del mercato
potrebbe rivelarsi il segnale di allarme di un blocco interiore, di una nostalgia angosciosa e
travagliata verso un passato doloroso, difficile da integrare nella propria
storia di vita e da elaborare con serenità.
Una pura questione sentimentale
Il grande amore per la moda vintage
potrebbe rivelarsi una pura questione sentimentale che, attraverso la
“maschera” della moda e della passione per lo stile ed il mondo del fashion,
tenta di emergere nella nostra psiche. Talvolta un legame intenso con un
preciso decennio storico e l’inclinazione ad esprimere, mediante il corpo ed il
guardaroba, una devozione particolare nei confronti di una tendenza estetica
specifica può celare un attaccamento affettivo molto profondo ad un ricordo del
proprio passato, un periodo della propria infanzia oppure una “musa” speciale,
come una madre, una nonna o una zia perduta da tempo da riportare
simbolicamente in vita con l’aiuto dei suoi vecchi abiti. Una riflessione
accurata sulla propria fedeltà alla moda vintage potrebbe, in numerosi casi,
condurre al riaffiorare di una vecchia, cara memoria del passato ancora
inelaborata ed inascoltata. Il legame tra il proprio guardaroba vintage ed un
decennio storico particolare della moda potrebbe rappresentare il tentativo di
ricatturare un passato di calorosa sicurezza infantile, un tempo di assoluta
stabilità e serenità inscalfibile in cui una persona amata si prendeva cura di
noi, prima che l’irrompere della vita adulta potesse infrangere quell'illusione
di un’eterna comfort zone.
Insomma, il nostro grande amore verso la moda e lo stile del passato potrebbe nascondere numerosi segreti, nascosti nella nostra mente e nel nostro cuore, sui quali riflettere con delicatezza ed attenzione per scoprire alcuni volti ancora inesplorati della nostra personalità.
La moda e la passione per il fashion si rivelano sempre ed inevitabilmente degli indicatori potentissimi ed eloquenti della nostra psicologia più profonda, scardinando ogni giorno di più quella diffusa e superficiale considerazione dell'amore per la moda in quanto semplice e banale frivolezza.
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